domenica 3 aprile 2011

Il lifting delle parole.

In tempi di ritocchi e di fotoritocchi mi ha colpito particolarmente il cartellone dell'ultimo film di Sophie Marceau. Si direbbe che il tempo delle mele non sia mai finito per l'attrice francese, forse anche con la complicità di un bravo chirurgo estetico o di qualche mago di photoshop. Che importa, tanto nella società dell'immagine fa lo stesso. Oggi le mele più famose sono quella dell'iphone e quelle di dubbio gusto (in senso letterale, cioè che non sanno di mela) di cui narra nei suoi discorsi il nostro Presidente del Consiglio (probabili OGM coltivati nel parco di Arcore e sui balconi dell'Olgettina). E proprio le parole, alcune parole, in questo momento stanno subendo ritocchi nel loro significato, dei sottili lifting semantici che, in modo impercettibile ma al tempo stesso sostanziale, stanno cambiando il nostro modo di vedere il mondo.
La libertà, per esempio, sembra diventata non più un diritto universale, ma qualcosa che interessa soltanto a un popolo, il quale a sua volta non è l'insieme degli abitanti di una nazione, ma solo una sua parte. Le urne che decretano la maggioranza politica non si trovano più nei seggi elettorali ma nei portafogli dei deputati al mercato di Montecitorio, e la democrazia viene esercitata da chi urla più forte e ha più mezzi economici per potersela permettere.
Gli eroi sono stallieri mafiosi specialisti in omertà, mentre i giudici che fanno il loro dovere sono dei persecutori. La corruzione è diventata un'attività solitaria, un vizio di avvocati perversi che si corrompono senza alcun corruttore, e la concussione è un'attività meritoria, esercitata nel bene del Paese.
Se non ci stiamo attenti, di questo passo va a finire che i papponi, specialmente quelli di prostitute minorenni, esercitano un mestiere caritatevole che li rende adatti a governare una nazione. Ma, per fortuna, da questo siamo ancora lontani.

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